10 Febbraio 2018

Psichiatria Oggi: Quali sono le soluzioni efficaci e come valutarne i risultati


Appunti relativi al convegno 

a cura del Dr. Roberto Dominici


Il titolo del Convegno organizzato a Lissone lo scorso 10 Febbraio 2018, vuole rilanciare un percorso di sensibilizzazione della popolazione e fare il punto sulla situazione attuale su un tema così delicato e complesso insieme a tutti coloro preposti a trovare soluzioni ai problemi, spesso urgenti e drammatici che nascono dalla sofferenza psichica. Lottare contro il pregiudizio e l'ignoranza, sensibilizzando la società civile, organizzando eventi e convegni per vincere la diffidenza e la paura del "malato psichico", per il recupero dei percorsi socio-sanitari e la fruizione dei "diritti civili" degli utenti. Aral e Associazione Giulia e Matteo si ritrovano unite in una sfida ed battaglia comune quella della cancellazione dell’isolamento, dello stigma che ancora oggi affligge le famiglie sia con malati psichiatrici che con demenza.

Il peso globale dei disturbi mentali continua a crescere con un impatto significativo sulla salute, sui principali diritti umani e sociali e anche con conseguenze economiche su tutti i Paesi del mondo. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fornito uno sguardo d’insieme sul tema focalizzandosi in particolare su: disturbi depressivi, schizofrenia, disturbo bipolare, demenza e disturbi pervasivi dello sviluppo.

Siamo favorevoli ad un approccio alla Salute mentale, articolato su un modello che si basa sui percorsi di cura centrati sulla persona, e non più solo sulla struttura, ma sui servizi efficienti che rispondono a precise mappe di cura.

Occorre avere uno sguardo verso il futuro pensando per esempio all’avvio di una fase sperimentale sul territorio del distretto di Lissone partendo proprio dal ripristino dell’ambulatorio psichiatrico a Lissone. L’organizzazione presente e futura dovrà certamente tenere conto della voce delle esigenze e richieste delle associazioni dei familiari.
Il cambiamento auspicato, ha l’obiettivo di realizzare un approccio integrato alle malattie psichiche, che abbracci l’intero territorio dell’ATS di Monza.

La sfida al cambiamento deve partire dal dipartimento di salute mentale, per realizzare un modello organizzativo innovativo.

In Italia, sono circa 10 milioni le persone che, nell’arco della loro vita, sono o saranno curate per un problema psichiatrico. I disturbi depressivi e i disturbi dell’ansia sono di gran lunga le patologie più frequenti ma sono anche quelle che ricevono un’attenzione marginale. Spesso poi la psichiatria ospedaliera viene svalutata e considerata come “secondaria”, presa in considerazione soltanto come risposta all'emergenza.

Nella prima relazione la professoressa Nicoletta Brunello, dell’Università di Modena e Reggio Emilia dal titolo “La Ricerca Farmacologica in Italia in ambito psichiatrico: Stato dell’arte e sviluppo futuro”, ha splendidamente tracciato la cronistoria e le ultime scoperte della psichiatria biologica, cioè dello studio interdisciplinare delle basi biologiche del comportamento, il cui scopo principale è lo sviluppo di tecniche per la diagnosi e terapia della malattia mentale o dei disturbi psichici. La psichiatria biologica coinvolge diversi campi di ricerca, quali la biochimica, la genetica, la fisiologia, la neurologia e la farmacologia;  ad esempio tende a spiegare pulsioni, istinti e conflitti psichici tipici della psicodinamica considerando l'unità psicofisica ovvero attraverso disfunzioni o variazioni dell'attività cerebrale (neurotrasmettitori e neuromediatori) creati o influenzati a sua volta dall'attività del sistema endocrino con i relativi ormoni (cortisolo, testosterone)  e dal sistema immunitario con le caratteristiche molecole  (citochine e chemochine molecole proteiche prodotte da vari tipi di cellule e secrete nel mezzo circostante di solito in risposta a uno stimolo in grado di modificare il comportamento di altre cellule inducendo nuove attività come crescita, differenziazione e morte) che ne permettono il funzionamento adeguato e che vanno ad impattare sull'asse ipotalamo-ipofisi-surrene dando origine a disturbi psichici come nevrosi e psicosi. In particolare è emerso di recente il ruolo delle citochine nella patogenesi della depressione, attraverso uno stato di attivazione della neuroinfiammazione. In Europa la depressione colpisce 40 milioni di individui, 3 milioni solo in Italia e sono colpite circa 15 persone su 100. Le depressioni gravi non sono superiori al 2% della popolazione, ma quelle non psicotiche, le forme di tristezza al confine fra la normalità e la sofferenza psichica, raggiungono il 20-25 %.

Secondo uno studio del 2010 in Europa sono circa 5 milioni le persone affette da un disturbo psicotico (compresa la schizofrenia), vale a dire circa l'1,2% della popolazione, in aumento rispetto al 2005 (3,7 milioni).

Le persone con schizofrenia attualmente stimate in Italia sono 303.913; di queste, 212.739 hanno ricevuto una diagnosi mentre 1 paziente su 3 non è diagnosticato. I pazienti trattati con farmaci antipsicotici sono circa la metà: 151.790.1 La schizofrenia nel nostro Paese ha un forte impatto economico sul sistema sanitario e sull’utilizzo delle risorse, misurato come COL (Cost of Illness, costo della malattia), ovvero il costo totale generato dall’aggregazione di costi diretti e indiretti della patologia: 3,2 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’impatto della patologia sulla spesa farmaceutica, secondo il rapporto OSMED sull’uso dei farmaci in Italia, nel 2014 la spesa per i farmaci del Sistema Nervoso Centrale si collocava al quarto posto (dopo i farmaci per il sistema cardiovascolare, gli antineoplastici e immunomodulatori, i farmaci per tratto gastrointestinale e metabolismo) in termini di spesa farmaceutica complessiva (pubblica e privata), con 3,2 miliardi di euro. I pazienti trattati in Lombardia: gli ultimi dati consolidati (anno 2016) evidenziano che il SSR ha trattato in un anno oltre 54.079 pazienti di cui 5.450 all'interno degli Istituti Penitenziari e 48.629 sul territorio; circa tre milioni e mezzo di persone adulte hanno sofferto di un disturbo mentale negli ultimi 12 mesi; di questi, quasi due milioni e mezzo hanno presentato un disturbo d’ansia, 1 milione e mezzo un disturbo affettivo e quasi cinquantamila un disturbo da abuso di sostanze alcooliche, si può stimare che più di otto milioni e mezzo di adulti hanno sofferto di un qualche disturbo mentale nel corso della propria vita. Le donne sono molto più a rischio di soffrire di un disturbo mentale, con l’eccezione dei disturbi correlati all’uso di alcool. Anche l’essere disoccupati, casalinghe o disabili aumenta il rischio di soffrire di disturbi psichici.

Le relazioni di Valeria Allevi e di Anna Peregalli hanno delineato il ruolo degli Esp (Esperti in supporto tra pari); si tratta di persone con un’età tra i 22 e 68 anni; tre su dieci lavorano e la maggior parte vive in famiglia. Non sono medici psichiatri, psicologi, infermieri e nemmeno educatori o assistenti sociali, sono persone che hanno saputo trasformare in risorsa l'esperienza di un disturbo mentale e oggi svolgono il proprio lavoro in modo professionale. Si sono sottoposti a un percorso di formazione e hanno superato una selezione. E oggi, svolgono un'attività che viene rimborsata grazie a una sperimentazione finanziata da programmi innovativi di Regione Lombardia.

La relazione del dottor Roberto Dominici ha fornito un focus completo sui sintomi e disturbi non cognitivi nelle demenze. Sono sintomi secondari, cioè espressione del tentativo di adattamento del soggetto ai sintomi cognitivi ed al deficit di funzionamento che ne consegue. Vengono definiti come un gruppo eterogeneo di sintomi da “alterazione della percezione, del contenuto del pensiero, dell’umore o del comportamento, che si osservano frequentemente in pazienti con demenza” (IPA Consensus Conference, 1996).

BPSD (Behavioural and Psychological Symptoms of Dementia) Includono:

  • alterazioni dell’umore: depressione, labilità emotiva, euforia;
  • ansia
  • sintomi psicotici: deliri, allucinazioni e misidentificazioni o falsi riconoscimenti;
  • sintomi neurovegetativi: alterazioni del ritmo sonno-veglia, dell’appetito, del
  • comportamento sessuale;
  • disturbi della personalità: indifferenza, apatia, disinibizione, irritabilità;
  • disturbi dell’attività psicomotoria: vagabondaggio, affaccendamento afinalistico, acatisia;
  • comportamenti specifici: agitazione, aggressività verbale o fisica, vocalizzazione persistente, perseverazioni.

Il termine BPSD non è un’entità diagnostica, ma descrive bene una dimensione clinica fondamentale della demenza (Lawlor).

La prevalenza dei BPSD è elevata e varia ampiamente, nei diversi studi, dal 25% al 90% dei pazienti con demenza. Oltre il 50% dei pazienti con demenza, assistiti al domicilio, presenta almeno un disturbo del comportamento. Nei pazienti con demenza di grado severo, ricoverati in RSA, l’88% presenta tre o più disturbi del comportamento (Ghianda).

I BPSD hanno un’alta variabilità sia interindividuale sia nei diversi tipi di demenza, nella tipologia, gravità ed epoca di comparsa. Il decorso è spesso fluttuante e non co-lineare all’andamento dei disturbi cognitivi e funzionali della sindrome demenziale.